Arcobaleni

Non solo arcobaleni

Questo blog è, in sostanza, un blog che crea cultura. La cultura non è solo un piacere, ma anche qualcosa che può aprire le nostre menti e cambiare i rapporti che intratteniamo col mondo che ci circonda. Ed è questo il motivo per cui sono stata invitata a parlare con voi.


Sono una persona nella cui vita l’attivismo ha un ruolo molto importante. E oggi vi parlo della comunità LGBT+.
Anche chi di voi è poco informato in merito avrà visto in TV o magari per le strade della propria città le immagini di un Pride. E forse avete faticato a capire perché quelle persone ballavano e gridavano vestite in modo peculiare o molto poco vestite. Perchè chiedono i loro diritti in quel modo? Perché devono essere così appariscenti?


La risposta è da ricercare nel lontano 1969:il 28 giugno di quell’anno iniziarono i moti di Stonewall, quando la polizia irruppe allo Stonewall Inn, un bar gay di New York. Non era la prima volta e bastava un nulla per essere arrestati e manganellati: indossare un capo d’abbigliamento appartenente a un genere diverso da quello biologico, tenere la mano a un partner dello stesso sesso. Allo Stonewall Inn quella notte avevano deciso che ne avevano abbastanza, che non era più accettabile essere oppressi per il solo fatto di esistere. E da lì partirono giorni di scontri tra polizia e persone LGBT+. La conseguenza fu la nascita del movimento di liberazione gay e l’anno successivo si svolse il primo Pride. Colorato, indecoroso, chiassoso. Perché è l’unico modo per farsi sentire in una società che opprime e patologizza le persone LGBT+,che le vuole nascondere e reprimere. I diritti non si sono mai chiesti per favore e stando attenti a non dare nell’occhio. Oggi più che mai, all’indomani dell’affossamento del DDL Zan,la comunità LGBT+ è decisa ad essere visibile, con tutti i mezzi possibili.

In foto: Venefica Alice al Pride

Potreste pensare che, almeno nel mondo occidentale dove nessuna legge vieta esplicitamente l’omosessualità e la transessualità, dove svariati paesi europei hanno ormai da molti anni il matrimonio egualitario, non sia necessario celebrare il Pride. In un mondo perfetto sarebbe così. Ma forse chi è fuori dalla comunità LGBT+ non sa quanto lontani siamo da questo mondo perfetto. Forse vi è capitato di sentir parlare di aggressioni a persone gay o trans. E forse li avete percepiti come casi isolati, come singoli episodi di follia. Spesso è così che i media tradizionali ce li presentano. Ma dobbiamo interrompere la narrazione che vuole il mostro, il pazzo, l’occasionale neofascista invasato come autore di questi crimini. Il mostro è una persona. Citando American Horror Story, tutti i mostri sono umani. La violenza omotransfobica è sistemica, e come ogni tipologia di violenza è una piramide il cui acme è l’omicidio, ma parte dal basso: il bullismo, le risate, gli insulti per strada, le battute omofobe, i pregiudizi.


Cosa possiamo fare nel concreto per essere buoni alleati? Innanzitutto, se ci troviamo davanti una persona che ha un orientamento sessuale o un’identità di genere che non riusciamo bene a comprendere, ricordiamoci che il suo orientamento è valido, la sua identità è valida, e il fatto che noi non comprendiamo qualcosa non significa che non esista o vada debellato. Facciamo domande se non ci è chiaro qualcosa. Facciamo ricerche. E andiamo ai Pride. Se siete abituali frequentatori di questo blog non credo di essere io a dirvi che non dobbiamo solo guardare le figure, ma scoprire i contenuti. Non facciamo eccezione in questo ambito.

© Venefica Alice

Commenti disabilitati su Non solo arcobaleni