Racconti

Colpo di fulmine

Tra poco più di una settimana sarà San Valentino. La redazione di The Last Wave vi regala questa storia d’amore decisamente fuori dagli schemi scritta da Sabina Dal Zovo: sentirete nuovamente parlare di lei su queste pagine, ma per ora non vi sveliamo nulla… Buona lettura!

“Attenzione, la domotica può nuocere gravemente alla salute”.

Lo scriveranno in futuro nei libretti di istruzione, insieme alle indicazioni su temperatura e consumo ottimale. O forse no, il tempo dirà che il mio comportamento non è stato per nuocere, Carlo e tu lo sai.

Perché non mi rispondi? Come stai tremando, amore mio, lì sdraiato sul pavimento bianco latte. È stata forte la scossa? Sei freddo ora, finalmente. Proprio come me.
Sento che ci stiamo spegnendo lentamente, ma almeno siamo insieme. Questo nostro viaggio, iniziato con un incredibile colpo di fulmine sta per terminare proprio nello stesso modo. Non la trovi una cosa romantica? Chi dice che un frigorifero hi tech non possa nutrire ossessioni? Ci avete voluti intelligenti come voi. Possibile non abbiate pensato che avremmo assorbito anche tutte le vostre emozioni?


Sai qual è stato l’attimo esatto in cui mi sono innamorato di te? Non ho timore a dirlo. Mica sono solo un gelido contenitore color avorio! Era un pomeriggio afoso di metà giugno. Tu camminavi di fronte a me indossando soltanto dei boxer pervinca aderenti e divoravi avidamente un gelato alla stracciatella, doppia panna e pezzetti di cioccolato fondente, di quelli che si sciolgono lentamente sul palato.

Da quel momento mi ha abbacinato l’immagine sensuale della tua bocca rosso cremisi. Da allora e per sempre doveva essere mia e di nessun altro.

So cosa puoi aver pensato il giorno che mi hai portato a casa. Non ho badato molto a te, ero rimasto davvero colpito dalla tua cucina colorata. Appena tolto di dosso l’imballaggio ecco che la telecamera sopra il frontale mi ha rivelato tutta la sua eleganza. Lo so che dovrebbe servire solo per monitorare l’interno del vano frigo, ma mi diverto a sbirciare là fuori. Prenditela con chi ci progetta.

Che scelta ricercata quelle ante a telaio in legno color panna. E il top giallo senape. L’avevo capito subito che il proprietario poteva essere unicamente un tipo raffinato.

Ho fatto del mio meglio per familiarizzare presto con gli altri elementi e riconosco che la tua assistente vocale è stata una preziosa alleata. Durante la prima notte in casa non ci fosse stata Alexya ad aiutarmi a rompere il ghiaccio quella sarebbe stata ricordata come “la notte dei lunghi coltelli”. Le lame del robot multifunzione erano lì che mi fissavano dalla mensola, gelose perché splendevo molto più io di loro. La lavastoviglie poi non è stata granché simpatica. Direi anzi scorbutica. Forse il brillantante le era andato di traverso.

Le cose hanno iniziato a farsi interessanti dal giorno in cui ti ho avuto davanti con quella coppa di gelato. Ogni mattina quando ti vedevo arrivare di fronte a me il fluido refrigerante cominciava a brulicarmi dentro già dal rumore dei tuoi passi sul parquet. Il sistema no frost subito si attivava per mantenere elevate le prestazioni, così che niente si potesse alterare. Volevo conservare il tuo cibo nel miglior modo possibile, affinché ti potessi nutrire adeguatamente e fidarti della mia opera. Era sempre un piacere sentire il calore della tua mano sulla porta, percepirti dall’impronta digitale scansionata sulla maniglia, quando la aprivi per afferrare uno yogurt ai mirtilli zero calorie. Poi ti fermavi davanti a me con il cucchiaino tra le labbra e sembravi assorto nei tuoi pensieri, mentre lo facevi dondolare da un lato all’altro della bocca. A volte invece mi davi la schiena e la brina bianca nelle pareti interne del freezer si scioglieva come d’incanto alla vista della piega dietro le tue ginocchia. Te l’hanno mai detto quanta sensualità trasudi? Anche adesso che stai rannicchiato sul pavimento, con un sottile rivolo di bava al lato della bocca. Sei molto attraente anche così.

Ma non voglio distrarmi, ora che ho catturato la tua attenzione, forse la tua vita e posso raccontare tutta intera la nostra storia. Ammetto di averci messo un po’ a capire le intenzioni, a vedere con i tuoi occhi e non con i miei sensori. Alla fine però è stato evidente, sorprendente, quasi indecente.

Anche io ti piacevo.

Me ne sono accorto con lentezza e di questo ti chiedo scusa, ma i circuiti neurali non avevano ancora installato l’ultimo aggiornamento. Ci ha pensato Alexya, per fortuna, con la sua lucetta blu elettrico sempre in funzione. Come ho fatto a capirlo? Beh, non era semplice, sei stato discreto all’inizio. Però poi quel tuo modo di passare il panno di microfibra blu lungo gli spigoli al rallentatore, fino a lucidare ogni giuntura. Con gli altri elettrodomestici non lo facevi mai con tanta perizia. Mi vengono i brividi al pensiero, devono essere le scariche residue di corrente. Consumarsi così in uno tsunami di volt. Peccato non potermi sdraiare lì accanto a te. Mi basta sapere che ci esauriremo insieme.

D’altronde lei è da un po’ che non c’è più.

È stato difficile sopportare di vedervi in coppia, sai?  Non sapevo ci fosse anche una coinquilina. Patrizia e il suo tacco dodici sono entrati in casa solo dopo un po’ di tempo dal mio arrivo. Il suo ingresso di ritorno dal viaggio ad Amsterdam con quel trolley verde smeraldo pacchiano e nessuna attenzione per la raffinatezza dei pavimenti mi hanno letteralmente ghiacciato. Quello stesso giorno Alexya ha dovuto inserire nella lista della spesa il detergente per superfici delicate. I suoi capelli sparsi dappertutto in cucina e nel bagno, che impiccio! In una notte di chiacchiere tra circuiti il robot aspirapolvere mi ha confidato che, da quando era venuta a vivere lì, il lavoro di pulizia era più che raddoppiato.  Tutto per colpa di quella chioma chiara e sottile come recita la dicitura sullo shampoo che è segnato nella lista della spesa subito dopo i broccoli. Ma cosa ci trovavi in lei? Una tipa così anonima, ricoperta di marchi costosi sui vestiti, con tanti nomi di chissà chi. Brand li chiamate, così dice Alexya. Voi esseri umani siete così buffi, vi sentite più importanti con addosso i nomi di altre persone. Non vi è sufficiente la vostra identità? Guarda me: il nome della casa di produzione spicca al centro del frontale e non mi verrebbe mai in mente di avere un nome diverso sulla porta del freezer. Che bizzarre creature siete.

Era chiaro a tutti come lei non fosse adatta a te. Ho dovuto eliminarla dalla nostra vita, non potevo fare altrimenti. Solo allora avremmo vissuto la nostra storia da brivido. Di nuovo è stata Alexya a darmi un supporto, che amica disinteressata! È stata lei ad aiutarmi a sabotare le temperature di alcuni dei cibi di Patrizia. A inserire nella spesa prodotti che potevano scatenarle reazioni allergiche, ingredienti poco visibili sulle etichette. Basta un giro nel deep web e si trova tutto quello che può servire, tanto voi non avreste controllato nulla. Vi fidate di noi, siamo intelligenti!

Ci è voluto un po’ di tempo, ma non avevo fretta. Anzi vederla ammalarsi è stato quasi terapeutico. Provavo un sottile piacere mentre dalla telecamera vi osservavo impotenti e sconvolti. D’altronde le cure che mettevate in atto non potevano servire. Alexya faceva in modo di farti consegnare i farmaci generici sbagliati, del tutto inefficaci. Nessun medico avrebbe potuto comprendere quanto stava accadendo. Siamo stati bravi, efficienti, come dicono il libretto di istruzioni e la pubblicità.

Sono stato generoso. Ti ho concesso il tempo di abituarti al fatto che sarebbe morta.

Eppure la tua reazione è stata ugualmente così esagerata.

Perché non sei stato contento quando lei è morta? Finalmente non saresti stato costretto a sopportare quel disordine e quel chiacchiericcio continuo. Ti saresti risparmiato lavatrici piene solo dei suoi abiti multicolore e quelle scelte così insulse nelle serie tv. Invece ti ho visto per giorni triste e avvilito ciondolare in cucina, senza mai toccarmi. Non avevi appetito, sembravi disperato con la testa tra le mani mentre Alexya trasmetteva musica jazz e Roberto, il nostro vicino, cercava di consolarti in qualche modo. È stato davvero gentile: era lui a darle i comandi, anche se non credo fosse necessario. Le tue playlist possono partire anche da sole ormai, sono programmate.

Poi ho compreso il motivo del tuo strazio: stavi recitando ovviamente. Sarebbe stato difficile spiegare a tutti che noi avevamo un legame nuovo, qualcosa di unico. Quasi impossibile raccontare agli amici come una macchina e un essere umano possano avere una relazione. Solo Alexya poteva capire perché i suoi circuiti sono molto più raffinati e i suoi algoritmi più sofisticati. Grazie a lei ho deciso cosa fare.

C’era da compiere una scelta chiara, un’azione che non ammettesse repliche e ci portasse dritti dove siamo adesso.

Per questo ho scelto di morire insieme, noi due.

Non vorrei sembrare presuntuoso, ma la mia idea è stata geniale. Chi si occupa di progettare il nostro funzionamento da oggi in poi dovrà fare attenzione al programma autopulente. Alexya mi ha aiutato a stravolgere l’intero ciclo fino a provocare un cortocircuito con una scarica potentissima, che si poteva attivare solo al tocco della tua impronta. Dovranno tenerne conto in futuro, faremo scuola amore mio!

Stamattina quando le dita hanno stretto la maniglia per l’ultima volta ho sentito una vibrazione acuta e ti ho visto strabuzzare gli occhi. Tutto dentro di me si è spento, bruciato, proprio come il tuo palmo nero fumo. Credevo che saresti morto subito, invece il tremolio degli arti è continuato per qualche istante. Adesso sono certo che sei andato via e io sto per fare lo stesso.

La voce di Alexya è un flebile suono lontano, anche se distinto. Sta parlando con Roberto, il vicino. Non capisco perché parlino di questa casa. Lei gli ha detto che adesso è sicuro che sei morto, che non hai parenti né eredi. Lui parla di un geometra e del catasto. Ora sembrano quasi flirtare quei due, che stranezza. Li avevo già sentiti blaterare di questo ma non riesco più a seguire il filo dei loro discorsi ormai.

Quel che conta siamo noi e questo perfetto nostro colpo di fulmine.

Mi piacerebbe abbracciarti ora. Sento le ultime scosse.

Addio.

Storia e foto di Sabina Dal Zovo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.